I colossi dell’auto tedesca, Vw, Daimler e Bmw, hanno chiesto alla cancelliera Angela Merkel di lavorare ad un pacchetto di interventi europei per uscire dalla crisi. Gli amministratori delegati delle tre case automobilistiche hanno sottolineato che ha molto più senso varare misure anti-crisi coordinate a livello dell’Unione Europea, piuttosto che dai singoli stati.
Tutti e tre i manager hanno ribadito che fino a quando le fabbriche italiane e spagnole di componentistica non riapriranno, sarà impossibile assemblare automobili. Le catene di approvvigionamento in moltissimi settori, sono legate a fornitori esteri, in particolare italiani, spagnoli e cinesi.
Le case automobilistiche hanno sottolineato che gli interventi europei dovrebbero garantire liquidità immediata alle industrie della componentistica proprio per evitare una catena di fallimenti che finirebbero per bloccare per lungo tempo anche la produzione tedesca.
Nelle auto made in Germany ormai da anni sono presenti numerosi pezzi made in Italy. La componentistica italiana è prodotta da oltre 2.000 imprese, come la Brembo o la Adler (plastiche e interni), con introiti annuo che superano i 5 miliardi di euro.
Freni, pistoni, pompe, alternatori, fino a metà marzo venivano inviati via tir o via treno in Germania con una catena logistica impeccabile. Molte fabbriche lavorano infatti secondo i sistemi produttivi che prevedono una integrazione elevatissima fra fornitori e assemblatore con l’arrivo diretto lungo le linee di montaggio di componenti prestabiliti per ogni determinata giornata.
Ovviamente tutto ciò ha bisogno di un sincronismo perfetto, al fine di ridurre i costi ma soprattutto per contenere gli errori. La crisi del coronavirus costituisce una prova durissima per l’industria automobilistica rimasta improvvisamente quasi senza mercato ma con sulle spalle il peso di costi fissi enormi. La Volkswagen nei giorni scorsi aveva fatto trapelare che ogni settimana di blocco equivaleva a 2 miliardi di perdite nei propri bilanci.
Una domanda la voglio porre ai nostri lettori: siete sicuri che quando acquistate una vettura made in Germany, sia tutta “qualità tedesca” ?
Giuseppe Piccioni, Rally Factor Driving School
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