Il mondo dell’auto ha preso una piega ben definita, spinta principalmente dalla politica e da questa ossessionante facciata apparentemente green che ne sta designando velocemente le sorti.
Per i Teslari e gli amanti della de-carbonizzazione che si sentono chiamati in causa, il 60% dell’energia che consumiamo deriva da fonti non rinnovabili, tra cui gas e carbone.
Senza voler entrare nel tecnico e noioso mondo degli accumulatori e dei materiali che li compongono.
Qualcuno come Akiro Toyoda e Carlos Tavares, giusto per citare nomi di due che qualche macchina la producono e non sono gli ultimi arrivati, oltre al sottoscritto, si sta rendendo conto che questa sfrenata corsa è sopravvalutata, a tratti insensata, e potrebbe far collassare il settore.
La storia dirà chi aveva ragione ma ora, per chi ha ancora VERA passione, benzina nelle vene (ma anche etanolo o metano, perché anche noi teniamo all’ambiente) e non astratti ideali, è arrivato il momento di portarsi in box quel poco di interessante che rimane sul mercato del nuovo.
Per esempio…
L’auto che abbiamo sognato per anni.
Chi la critica per partito preso lo fa per il nome che porta, perché non ne capisce abbastanza e/o non se la può permettere.
E’ la macchina che ha dato speranza a tutti i veri appassionati di guida e di tecnica, di qualcosa di vagamente analogico. Efficace e divertente, vale i suoi 40 mila euro.
Ricordiamo che una Delta Evoluzione, che oggi vale come un attico a Milano, deriva dalla 1.3 LX del 1979 col telaio di grissini.
Pare che la nuova versione non verrà importata in Italia (noi vogliamo i suv), ma la casa che ha inventato l’ibrido nel 1997 e lo propone a tutto tondo in gamma, ha ancora la voglia e l’entusiasmo (e le possibilità economiche) di proporre una coupè sportiva con motore aspirato (non il punto forte della macchina, a dire il vero), trazione posteriore, cambio manuale e un telaio votato alle curve e al divertimento di guida.
Il tutto con un prezzo accessibile.
Una mosca bianca.
Nata 30 anni fa prendendo spunto, imitandola e migliorandola, dall’Alfa Spider, è rimasta ancora oggi fedele alle caratteristiche originarie.
Piccola, leggera, sufficientemente potente e molto gustosa da guidare. E aggiungo, molto riuscita esteticamente.
Sterzo e cambio da riferimento, motori aspirati che cantano fino a 7500 giri al minuto che devono spostare un corpo vettura di poco superiore ai 1000kg.
Un evergreen.
Avrà seguito?
Berlina sportiva con un telaio decisamente orientato al divertimento, un piccolo 1.8 turbo da 300 cavalli, il tutto curato dalle sapienti teste degli uomini di Dieppe.
Esteticamente aggressiva, allargata ma non eccessiva, dentro è più monotona e meno sportiveggiante.
Una macchina fatta per portare la famiglia in vacanza nella foresta nera. Poi, già che si è lì in zona…
Canto del cigno della divisione RS, a Dieppe si faranno solo elettrodomestici.
La coupè bavarese, ormai a fine carriera, non rinuncia all’affascinante 6 cilindri in linea turbo da 411 cavalli, a un cambio manuale a 6 marce e alla trazione posteriore.
Quattro posti, un bagagliaio onesto…cosa desiderare di più?
Forse in meno, qualche centinaio di chili, magari.
Secondo indiscrezioni anche il nuovo modello avrà una versione M non drogata da elettrificazioni.
Speriamo.
Non si può guardare e questo la dice lunga su quanta passione si debba avere per comprarla.
2.0 turbo V-TEC da 320 cavalli e 400 Newton metri di coppia, peso relativamente contenuto, differenziale autobloccante, un cambietto come solo i giapponesi sanno fare e un assetto con pochi compromessi la rendono una fionda.
Per una manciata di giorni ha anche detenuto un qualche record al Nurburgring, di quelli che tanto vanno di moda oggi.
Il tutto per una cifra ragionevole. Peccato per l’assurdo superbollo.
Chi comprerebbe un’odierna berlina 4 porte o una grossa coupè con un 3.0 6 cilindri da 500 cavalli e col cambio manuale?
Solo chi davvero ha la benzina nelle vene.
Colui che non guarda al centesimo risparmiato in cambiata, alla comodità di non avere il pedale della frizione, alla modernità digitale e alla rivendibilità.
Ma che vive di sensazioni e di padronanza che solo una leva e quel pedale sanno offrire.
E quel muso da castoro ha colto nel segno.
Puoi amarlo o odiarlo ma sicuramente ha fatto tanto parlare di sé.
Idoli.
Chi l’avrebbe mai detto che la Toyota, portabandiera dell’ibrido, avrebbe piazzato un’altra auto interessante sul mercato?
Una macchina un po’ controversa, una BMW Z4 col kimono. Ma proprio per questo, da invasati.
La linea è a dir poco…personale e originale. Una Z4 può averla un figlio di papà col mocassino e il risvoltino, come un signorotto avanti con l’età che porta la moglie sul lago di Garda.
La Supra, no.
La compri intanto per il nome evocativo che porta, sai che non passerai mai inosservato, né risulterai elegante.
E le qualità generali e di guida non mancano. Compreso quel famoso 3 litri targato München.
Da questa (parzialmente soggettiva, ammetto) graduatoria, ci sono delle outsider.
Auto saporite ma che, per un motivo o per un altro, le allontanano dall’essere “pure”.
Le già citate Abarth 500 per esempio, nonostante siano delle Panda vestite da corsa e costino un’esagerazione, sono scattanti, agili e anche divertenti.
Peccato che troppo spesso finiscano in mano a ragazzini il cui scopo principale è far scoppiettare i loro “Record Monza” nei parcheggi sotterranei degli ipermercati.
Poi ci sono le varie Audi S, RS, Mercedes AMG, BMW M135i, Mini Cooper S, Golf GTI/R, Cupra Leon e similari che vanno molto forte, hanno equilibrio ma gli manca quel pizzico di follia per finire nelle mani di un vero petrolhead.
L’Alpine A110 sconta la grave assenza del cambio manuale, fondamentale per la tipologia di auto. Così come fu per l’Alfa 4C dieci anni fa, che addirittura rinunciava al servosterzo per ottenere leggerezza. E aggiungerei anche la Jaguar F-type, capolavoro estetico alla quale manca la versione giusta, che facevano fino a qualche anno fa col V6 volumetrico, che stia nel mezzo tra il piccolo 4 cilindri 2.0 e il folle 5.0 V8 da 575 cavalli.
Infine, cito ahimè, l’Alfa Giulia. La berlina col telaio che ti parla e lo sterzo che sembra un allungamento delle proprie braccia, progettata appositamente per appagare alla guida tralasciando magari qualche gadget alla moda. E per questo poco apprezzata sul mercato.
Se mi avessero fatto una versione a benzina col cambio manuale, ci sarebbe lei nel mio box.
Senza dubbio.
Francesco Abbonante, Rally Factor Driving School
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