È il tardo pomeriggio di un sabato da zona gialla. Aspetto una coppia di amici per cena e metto a cuocere in forno una teglia di patate della Sila. Per apparecchiare ho bisogno però di alcuni piatti che sono da lavare e quindi faccio partire un ciclo di lavastoviglie.
Non passa un quarto d’ora che va via la luce e mi tocca cercare una torcia e andare giù nelle cantine a riarmare il contatore, che recita “Distacco per supero potenza di oltre il 49%”.
Torno in casa e mi metto a lavare le stoviglie a mano, tanto le patate hanno bisogno di tempo per cuocere. E mentre lavoro di spugna e svelto penso… ma se avessi un’auto da caricare come diavolo farei?
Non sarà il solito, nostalgico, articolo. Cercherò di esaminare diversi punti di vista in modo oggettivo.
È indubbio e chiaro ormai a tutti (anche se spesso fingiamo non sia così) che il rendimento, le prestazioni, la flessibilità, la semplicità e la relativa economia dei motori elettrici non è paragonabile a quelli dei motori a scoppio.
Puoi costruire macchine con quanti motori vuoi, anche uno per ruota. Puoi avere una trazione anteriore, posteriore, integrale, destra, sinistra, diagonale, senza bisogno di alberi di trasmissione nè differenziali. E gestire tutto con un software.
Puoi simulare erogazione e rumore di qualsiasi veicolo ti venga in mente e comunque andare dannatamente più forte. Oppure puoi procedere in silenzio, a volte senza nemmeno usare mani e piedi. Dicono sia questo il segreto delle auto elettriche, la rilassatezza nell’utilizzo.
Non hanno bisogno di manutenzione i motori elettrici, sono compatti, puliti, affidabili e semplici da produrre.
E non inquinano.
Sembrerebbe la soluzione a tutti i problemi. Ma uno, di problema, lo hanno. Grande. Le batterie.
O meglio, la quantità di energia che riescono a stoccare, il tempo per immagazzinarla ed i luoghi per farlo. Può sembrare un problema relativo ma è cruciale e decisivo.
La stragrande maggioranza delle vetture elettriche ha autonomie reali che variano dai 150 ai 300 km.
Sufficienti per fare il classico percorso casa lavoro senza patemi ma che destano ansia nel caso di una gita fuori porta. Perché già andare una domenica in Liguria da Milano diventa un problema. Devi stare attento alle distanze, alle andature, al climatizzatore, a tutti gli altri utilizzatori e dimenticarti il prurito al piede destro, anzi magari devi stare in scia a un tir per risparmiare km di autonomia.
E poi queste auto costano, costano decisamente di più di una equivalente che brucia carburanti tradizionali. Che comunque bisogna possedere per non avere ansia nei viaggi, nel tempo libero ed eventuali emergenze dell’ultimo momento quando l’elettrica è sotto carica con autonomia residua esigua.
Allora che senso ha andare a lavorare per poter comprare una macchina che serve solo per andare a lavorare?
Per ragionare più ad ampio raggio di movimento bisognerebbe prendere in considerazione modelli ancora più costosi, ingombranti e pesanti. Oppure la Tesla model 3, che attualmente costituisce il miglior compromesso tra costi, dimensioni e autonomia. Bene.
Per caricare una Tesla model 3 da una presa domestica servono circa 35 ore assorbendo oltre 2 kW. Praticamente come accendere un phon professionale per un giorno e mezzo, con tutti gli svantaggi che ne conseguono quali non poter cucinare nel frattempo delle patate al forno.
Bisogna quindi attingere dal proprio fornitore di energia elettrica ed dal proprio portafogli per aumentare la potenza erogata in casa. Ah, ovviamente serve un garage.
Sì, ci sono colonnine più o meno veloci e costose sparse qua e là ma che sicuramente ci costringono a deviazioni e modifiche della nostra routine quotidiana, tipo scegliere un supermercato dove posso caricare la macchina mentre faccio la spesa, magari prendendomela più comoda del solito.
Oppure parcheggiare a svariati chilometri dall’ufficio perché ci sono delle colonnine e poi fare la strada col monopattino. O ancora prendere l’autostrada dei fiori per andare a fare il pieno alle colonnine supercharged nell’area di servizio di Dorno. E tutto ciò non è che sia proprio regalato, anzi. In molte situazioni di utilizzo un’elettrica costa più di un’auto del demonio.
Praticamente si diventa schiavi della propria macchina, privati di quella libertà che è intrinseca nell’automobile da oltre 100 anni.
E costringe ad averne una tradizionale per le effettive esigenze che possono sopraggiungere in qualsiasi momento. Di quelle che al massimo perdi 5 minuti per fare il pieno.
Pensate ad una classica traversata nord-sud…Ci vorrebbero tre giorni!
Perché? Per sentirsi “sostenibili”? Per stare al passo coi tempi? Perché siamo dei seguaci di Elon Musk?
Potrete dire… per non inquinare. Ecco, qui si apre un altro capitolo. L’auto elettrica non inquina (o meglio, inquina molto poco) nell’atto e nel luogo dell’utilizzo. Ma studi dimostrano che nel lungo periodo le emissioni totali generate dai veicoli elettrici sono comparabili a quelle generate dai veicoli a motore a scoppio.
Le batterie sono molto complesse e composte anche da materiali altamente inquinanti che inizialmente vanno estratti ed a fine ciclo vanno smaltiti, spendendo energia. L’energia stessa viene ancora in parte prodotta da fonti non rinnovabili e quindi inquina. E di energia, le auto, ne hanno bisogno parecchia.
Poi ci sono svariati problemi logistici e organizzativi.
Ricordo un luglio di qualche anno fa, un caldo terrificante. Case, uffici, stabili di ogni tipo con i condizionatori a palla. Black out generale. Milioni di persone senza corrente per ore.
Figuratevi se tutti avessimo un’auto elettrica in carica!
Abbiamo una normativa nazionale ed europea che vuole mettere al bando i veicoli a combustione ma queste problematiche non se le pone. Vuoi per consensi politici, vuoi perché chi le pensa non ha assolutamente nozioni di meccanica, fisica, elettrotecnica e termodinamica e quindi non ha idea di quale sia il limite di demarcazione tra il possibile e l’utopia.
Alcune case automobilistiche lanciano annunci scioccanti dicendo che fra 5 o 10 anni venderanno solo auto elettriche. Io gli faccio i miei più cari auguri.
Altre sono costrette a fondersi per condividere le enormi spese di sviluppo dei modelli alimentati a batterie altrimenti insostenibili e quindi propongono modelli sostanzialmente identici che differiscono in qualche dettaglio estetico.
Credo che sia molto difficile che da qui a pochi anni ci sia sufficiente energia per decine di milioni di veicoli, colonnine di ricarica rapida ogni 5 metri sulle strade, garage privati con cariche rapide eccetera.
Oltretutto non abbiamo nemmeno voluto le centrali nucleari nel nostro bel paese (ma ai confini ce ne sono…).
Ricordiamoci anche della composizione geografica dell’Italia: da paesini dispersi in mezzo al nulla a città e quartieri con altissima densità di popolazione e auto parcheggiate una sopra l’altra.
Cerchiamo di essere realisti.
Perché non sfruttare carburanti alternativi già esistenti e meno inquinanti quali il metano o implementare l’uso dell’ idrogeno, sia in celle a combustibile che come carburante per motori endotermici, come fece BMW circa vent’anni fa?
Si potrebbe unire l’utile al dilettevole. Incrociare fattibilità, ecologia e… accontentare noi testardi e retrogradi fanatici di pistoni e rumore di gas di scarico. Anche puliti.
Francesco Abbonante, Rally Factor Driving School
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