A volte la politica prende il sopravvento sull’attività sportiva. È quello che stiamo vivendo, in questo periodo, all’interno del Circus della Formula 1. Il caso Racing Point ha suscitato diverse lamentele e scalpore tra gli addetti ai lavori, portando al centro delle recenti discussioni il tema dei cosiddetti “team clienti” e della difficoltà di estendere questo concetto in una categoria del motorsport come quella della Formula 1.
Ma andiamo con ordine. Cosa sta succedendo in queste settimane?
In realtà, la tanto acclamata questione sulla “Mercedes Rosa”, circolava all’interno del paddock già a partire dai test invernali. La somiglianza tra Racing Point e Frecce d’Argento non era passata inosservata, anche se per entrare nel vivo della questione bisogna fare un salto in avanti, specialmente dopo le prime due gare del mondiale.
Ad aver alzato la voce per prima è stata, infatti, la Renault. Rimasto perplesso dal passo gara messo in mostra dalla scuderia di papà Stroll, il team francese ha presentato una prima protesta in seguito alla tappa austriaca, ponendo l’attenzione sui condotti dei freni utilizzati da entrambe le monoposto.
Non soddisfatta, nonostante la FIA avesse già accettato il reclamo, Renault ha poi deciso di ricorrere nuovamente al proprio diritto di protesta in seguito al Gran Premio d’Ungheria. Anche in questo caso, il focus principale è stato quello relativo ai freni. Nello specifico, ciò su cui la Renault ha cercato di fare leva è il fatto che dal 2019 al 2020 il regolamento è cambiato, imponendo ai team di ricreare ex novo delle componenti della vettura. Utilizzando, invece, i condotti dei freni del 2019 (già simili a quelli Mercedes), la Racing Point ha di fatto violato il regolamento, incontrando quindi la resistenza di Renault.
La sanzione che ha dato inizio alla bagarre
A gettare benzina sul fuoco è stata poi la stessa Federazione. La settimana scorsa, attraverso un comunicato di ben 14 pagine, la FIA ha reso nota la propria decisone: 15 punti di penalità e 400 mila dollari di multa.
In altre parole, a entrambe le monoposto sono stati attribuiti 7.5 punti di penalità nell’ambito del mondiale costruttori, così come 200mila dollari di sanzione a testa. Questo ha impattato quindi sulla classifica generale dei team, mentre non è andato a intaccare il mondale piloti, assicurando a Segio Perez e Lance Stroll le proprie posizioni.
E questo è solo un accenno di tutto ciò che ha motivato la Federazione a prendere una decisione simile. Una decisione che, però, ha dato il via a una serie di botta e risposta e di controversie che sono destinate a protrarsi almeno fino alla fine del mondiale 2020.
Da un lato perché si è trattato di una decisione che ha incontrato il malcontento di diversi team; dall’altro perché a essere interessata è anche la stessa Mercedes, già sotto i riflettori per le sue strabilianti performance.
A tal proposito, gli stessi Lawrence Stroll e Toto Wolff hanno dichiarato di essere pronti a utilizzare qualsiasi mezzo a loro disposizione per garantire l’innocenza delle rispettive scuderie, preparandosi anche ad andare in tribunale, se dovesse essere necessario.
La reazione degli altri team
Dal momento in cui la FIA ha annunciato la propria decisione, in Formula 1 è regnato il caos. Non tutte le squadre hanno preso una posizione, ma più o meno tutti hanno espresso la propria opinione in merito al tanto acclamato caso Racing Point.
Da un lato abbiamo McLaren e Williams. È di pochi giorni fa la notizia che vede le due scuderie tirarsi indietro in merito alla questione. La scuderia di Woking aveva inizialmente accettato di ricorrere in appello nei confronti della Racing Point, ma per motivi non ancora chiariti ha deciso di sfilarsi e di non entrare nel merito.
Molti hanno giustificato questa decisione tirando in ballo il fatto che, il prossimo anno, McLaren sarà motorizzata Mercedes. Di conseguenza, il team avrebbe preferito lasciar fare alla FIA il proprio lavoro, senza puntare ulteriormente il dito contro le due scuderie “incriminate”.
Per quanto riguarda la Williams, invece, il suo cambio di posizione è stato particolarmente drastico. Prima di rendere ufficiale la propria decisione, infatti, attraverso le parole della propria team principal, la scuderia aveva fatto sapere di essere pronta a difendere il DNA della Formula 1, consapevole di quanto scritto nel regolamento.
Tuttavia, il giorno seguente, la squadra ha improvvisamente deciso di tirarsi fuori, dando come corretta e definitiva la decisione della FIA di vietare la possibilità di copiare la vettura a partire dal prossimo anno.
Di conseguenza, se da un lato le due scuderie hanno deciso di lasciar correre, dall’altro Renault è stata affiancata da Ferrari. Avvalendosi del proprio diritto di presentare nuovamente appello per la decisione presa dalla FIA, la scuderia di Maranello ha deciso di dare man forte al team tedesco, portando la questione alla Corte d’Appello di Parigi.
In realtà a dare indirettamente supporto alle due scuderie che hanno deciso di continuare con l’azione legale, spunta anche il nome di Christian Horner. Il team principal della Red Bull, infatti, non ha schierato completamente la propria scuderia, ma ha rilasciato delle dichiarazioni che lasciano ben intendere la sua posizione nei confronti della situazione.
Pur puntando sulla necessità di fare chiarezza, indipendentemente dai metodi utilizzati, Horner ha posto l’accento su come – almeno fino a questo momento – sia solamente la Racing Point a essere nell’occhio del ciclone.
In altre parole, se la scuderia britannica è accusata di aver ricevuto alcune componenti da inserire sulla propria monoposto, significa che qualche altro team si è adoperato perché questo fosse possibile. Ma perché allora è solo il nome della Racing Point a destare scandalo e clamore?
Questa, come tante altre, sono domande a cui purtroppo potrà rispondere solo un’attenta analisi della FIA. Quello che è certo è che, in questo preciso momento, la Formula 1 sta lasciando spazio a questioni politiche di un certo rilievo, a scapito forse delle emozioni e dell’attività in pista.
Anna Vialetto, Rally Factor Driving School
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