Ne sono sicuro. Il nome Daihatsu X-021 non dirà assolutamente nulla alla maggioranza delle persone, appassionati di auto inclusi. Già di per sé il brand Daihatsu non è il più quotato quando si parla di auto “collezionabili”, quindi immaginate parlare di un semplice prototipo di auto di più di trent’anni fa!
Eppure questa concept-car non è così scontata come pensate! Al contrario, anche con un nome simile, è una ‘mai nata’ molto interessante e con particolarità davvero uniche.
IL CONTESTO. Siamo nel 1989 ed ha appena fatto il suo ingresso sul mercato un’auto che ha rivoluzionato il mondo delle piccole cabrio e, col tempo, ne è divenuta leggenda: la Mazda MX-5, allora conosciuta anche come Miata.
Mazda, com’è noto, si rifaceva idealmente alle spider inglesi degli anni ’60/’70, con un motore discretamente potente (1.6 da 115cv), sistema di sospensioni raffinato (doppi quadrilateri sia all’anteriore che al posteriore), bilanciamento dei pesi perfettamente distribuito (50:50) ed infine peso totale complessivo inferiore alla tonnellata (950kg circa).
E non dimentichiamo, il tutto offerto ad un prezzo veramente competitivo (30.000.000 di Lire nel 1990, il prezzo in Italia).
Insomma, il cocktail perfetto.
Ma questo non è un articolo dedicato alla MX-5, per cui concentriamoci sulla piccola spider Daihatsu.
IL PROGETTO X-021. Ci spostiamo temporalmente di un paio di anni; la MX-5 di Mazda sta riscuotendo successi globali e, probabilmente anche grazie a questo fatto, un altro costruttore giapponese ovvero Daihatsu, esce con una proposta che definire ghiotta è dir poco.
Siamo al Salone di Francoforte del 1991, e la X-021 è una delle ‘nuove’ proposte della Casa.
Le sue caratteristiche?
Se il ‘cocktail’ della MX-5 non era male, pensate a cosa doveva essere questo!
UN’OCCASIONE MANCATA. Purtroppo però, nonostante i presupposti ci fossero tutti, la realtà andò diversamente.
Infatti, dopo il salone di Francoforte, l’auto fu presentata anche al Salone di Tokyo del 1991, poi il telaio nudo usato per la presentazione fu completato e al Salone di Ginevra del 1992 venne presentato un esemplare di colore giallo dotato di hard-top.
A questo punto la vettura fu anche ‘data in pasto’ alla stampa, anche se solo una rivista la testò ufficialmente.
L’americana Road&Track Magazine ne diede giudizi molto entusiasti ed esaltanti: coinvolgente dinamica di guida e risposta del motore.
E poi? Poi tutto finì in una bolla di sapone.
Nonostante le presentazioni ufficiali ai saloni, le caratteristiche incredibilmente interessanti, l’incredibile successo della Mx-5, il progetto di Daihatsu fu accantonato.
Gli scenari ipotizzabili relativi alle cause che hanno portato a questo sono essenzialmente legati ad un periodo economicamente non semplice per le Case costruttrici. Nei primi anni ’90 infatti, ci fu un netta contrazione riguardo le auto sportive.
Le Case costruttrici quindi iniziarono a dare priorità a modelli numericamente più ‘vendibili’ e non, come in questo caso, ad una vettura che avrebbe avuto un costo al pubblico decisamente più elevato della concorrente MX-5, proprio in virtù delle sue raffinatezze tecnologiche.
Nessuno sentì più parlare della X-021, che sparì totalmente dai radar.
Prima di riapparire idealmente, sotto forme decisamente diverse e meno raffinate, con la Copen nel 2002.
Questa è la storia della Daihatsu X-021, una ‘mai nata’ che sa tanto di occasione mancata, oltre che possibile rivale della MX-5, anche anticipatrice di certi concetti poi visti con la Lotus Elise nel 1996.
Alessio Gallini, Rally Factor Driving School
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