In Italia, la tassazione sull’auto viaggia su un binario tutto suo, del tutto scollegato dalle emissioni di CO₂. A segnalarlo è Transport & Environment, che nella nuova edizione della Good Tax Guide mette il dito nella piaga: il nostro Paese, insieme a Bulgaria e Slovacchia, è tra i pochi in Europa – e unico tra i grandi mercati automotive dell’UE – a non prevedere imposte legate all’impatto ambientale delle vetture. Una scelta che, secondo l’organizzazione, danneggia sia il clima che l’innovazione tecnologica.
“La fiscalità italiana non distingue tra chi inquina e chi sceglie veicoli a zero emissioni, disattendendo il principio europeo del chi inquina paga”, denuncia T&E. Alcune misure fiscali, infatti, trattano alla pari un’auto elettrica e una a benzina, senza offrire reali incentivi per chi sceglie soluzioni più sostenibili.
Il confronto con l’Europa
L’analisi prende in considerazione sia il settore privato che quello aziendale, ma solo la Francia sembra adottare una strategia davvero efficace per promuovere l’elettrico tra le flotte aziendali. In Italia, il vantaggio fiscale per un’auto elettrica rispetto a una convenzionale, nel caso di veicoli aziendali concessi in fringe benefit, si ferma a circa 14.700 euro su quattro anni – una cifra ben lontana dai 30.300 euro del Portogallo o dai 27.000 della Slovenia.
Questo divario, seppur migliorato dalla recente riforma fiscale in vigore dal 1° gennaio, che penalizza i veicoli endotermici e premia gli elettrici e gli ibridi plug-in, è ancora troppo contenuto. Inoltre, rimangono criticità: la detraibilità dell’IVA e la deducibilità dei costi continuano a non fare distinzioni tra auto tradizionali e a zero emissioni.
Tre mosse per cambiare rotta
Transport & Environment lancia un appello al governo italiano per una revisione urgente della fiscalità automobilistica, proponendo tre direttrici principali:
Tassa di immatricolazione modulata in base alle emissioni di CO₂ e al valore del veicolo, per un sistema più equo e ambientalmente responsabile.
Riforma delle auto aziendali, legando vantaggi fiscali alle emissioni e premiando davvero chi sceglie l’elettrico attraverso fringe benefit, IVA e deducibilità.
Stop alle esenzioni per i veicoli storici inquinanti, che oggi godono di un trattamento di favore pur contribuendo all’inquinamento atmosferico.
“Serve una riforma coraggiosa, ma graduale”, dichiara Esther Marchetti, Clean Transport Advocacy Manager di T&E Italia. “Le scelte fiscali hanno un impatto diretto sulle decisioni di consumatori e aziende. Lo abbiamo visto con la riforma delle auto aziendali: nel primo trimestre del 2025 la quota di elettriche nelle flotte è aumentata. Ora bisogna spingere ancora, eliminando progressivamente gli incentivi per i motori termici e sfruttando al meglio strumenti come IVA, bollo e deducibilità per guidare la transizione ecologica”.