
Sarò sincero.
Quando, una decina di anni fa, si vociferava della cessione dell’Alfa Romeo ai tedeschi della Volkswagen, ero favorevole e contento.
A quei tempi la gamma del Biscione era composta da una Bravo ed una Punto vestite eleganti ma che non avevano alcuna peculiarità dinamica né appeal da vera Alfa Romeo.
Ho quindi immaginato futuri modelli decisamente migliori attingendo dagli scaffali di Wolfsburg, dai quali uscivano le allora nuove piattaforme MQB ed MLB infinitamente modulabili secondo volontà e necessità.
E poi si sa, i tedeschi hanno un debole per l’Italia. Dal lago di Garda al mar Adriatico, dalla pizza agli spaghetti, dalla 500 alla Vespa, dal vino ai distillati (e le tedesche apprezzano anche altro…).
Per questo ci avevo sperato, per la convinzione che avrebbero dato al marchio nostrano, per la qualità di prodotto ed il posizionamento di cui avrebbe avuto bisogno. Fin quando entrambe le parti smentirono decisamente quei rumors.
Addirittura i vertici aziendali dissero che non si sarebbe mai prodotta un’Alfa Romeo fuori dallo stivale. Pensate che la 124 era stata pensata come erede della Spider ma, siccome veniva prodotta in Giappone sulle linee della Mazda MX5, fu battezzata FIAT e Abarth.
E fu proprio Marchionne che credette nel progetto Giorgio, che ha dato alla luce le ottime Giulia e Stelvio così come le vediamo ora, due riferimenti di handling, stile e passione. Due auto decisamente Italiane.
Ma l’uomo dal maglioncino blu se n’è andato e tante cose sono cambiate, complice forse il dieselgate.
Oggi una casa automobilistica che non sia un colosso come Toyota o VW non può stare in piedi da sola. Non più.
Perché la politica, alla continua ricerca di consensi e in barba a considerazioni tecniche e di fattibilità, ha deciso che da qui a qualche anno potremmo comprare solo lavatrici a 4 ruote, il cui sviluppo risulta estremamente oneroso e difficilmente affrontabile da ciascun costruttore.
E chi viene in sostegno di FCA?
Si, proprio loro. I Francesi.
Lo sapevo che andava a finire così.
Francesi che nel frattempo hanno detto addio alle pur sporadiche versioni emozionali delle loro vetture (vedi RCZ e 208 e 308 GTI per esempio) per darsi ai SUV, all’ibrido ed all’elettrico.
All’asfittico.
Ciò può essere un’opportunità per un marchio generalista come FIAT, lasciato orfano dell’utilitaria che ne ha portato avanti la reputazione ed è stata per anni l’auto più venduta in Italia, la Punto. Che ora può rinascere come quarta sorella di 208, C3 e Corsa su base CMP (curiosa l’ennesima parentela con la tedesca, prima su base Fiat).
Stellantis potrebbe anche rilanciare il glorioso ed abbandonato marchio Lancia, per il quale sono previsti dei SUV sempre sulle solite basi francesi ma diversificati in materiali, finiture e personalizzazioni “di lusso”; e la riedizione della Y che dovrebbe essere la quinta sorella delle sopracitate utilitarie, quella snob, elegante, più femminile.
Lancia che andrebbe ad avvicinarsi pericolosamente al marchio DS.
E l’Alfa?
Possibile che sia destinata a vendere solo camioncini di bell’aspetto?
Il primo in arrivo è la Tonale, i cui prototipi si vedono circa dal medioevo ma che ancora non ha una veste definitiva. Dovrebbe avere, forse, base Italiana, quella della Compass e riproporne i motori. Per averla integrale e quindi dare un minimo di senso all’acronimo SUV, bisognerà affidarsi alle batterie ed al motore elettrico al posteriore.
Il secondo minivan si chiamerà Brennero, avrà pianale e motori francesi e verrà costruita in Polonia (Sergio, perdonali!)
Ah, però attenzione… Grazie ai “cugini” potrebbe avere un’erede anche la Giulietta, dopo soli 11 anni di carriera. Ma, no, non su base Giorgio accorciata come tutti noi sognavamo (con “noi” intendo noi reduci appassionati di automobili) bensì sulla piattaforma EMP2 della 308, la quale ha sempre montato McPherson davanti e ponte torcente dietro, anche nella versione estinta da 270CV.
Quindi, con tutta probabilità, avremo una Giulietta 1.2 3 cilindri e qualche variante elettrificata ed appesantita come da copione.
L’alleanza Italo-franco-tedescolandese si ritrova quindi con tanti marchi, alcuni sovrapponibili come posizionamento e che potrebbero farsi concorrenza in casa come i generalisti Peugeot, Opel, Citroen e Fiat o i “premium” DS e Lancia.
E poi c’è l’Alfa.
Tutti da fare con le medesime piattaforme e gli stessi powertrain.
Le differenze saranno quindi, per quanto possibile, nello stile e negli arredi ma non nell’anima.
Non voglio essere pessimista ma chi ancora si aspetta riedizioni di Delta Integrale, 147 GTA ma anche di 205 (e, perché no, 208) GTI o 106 rally o Saxo VTS, dovrà aspettare.
Forse per sempre.
Francesco Abbonante, Rally Factor Driving School
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